L’Ailanto, una specie di pianta originaria dell’estremo Oriente ed appartenente alla famiglia delle “Simaroubaceae”, è conosciuto anche con il nome scientifico “Ailanthus altissima” ed è comunemente detto “Albero del Paradiso”.

Cresce in una vastissima area che va dalla Cina al Giappone passando per la penisola Coreana. Molti esploratori nel corso del tempo hanno saputo apprezzare la caratteristica bellezza dell’Ailanto (Ailanthus altissima) trasportandolo dalle sue regioni d’origine in varie altre parti del mondo. Dall’Europa al Nord America fino alla lontana Oceania l’Ailanto ha dimostrato di sapersi adattare ai climi più disparati diffondendosi molto in fretta.
Si tratta di un albero deciduo di medie dimensioni a crescita rapida. Ogni anno guadagna fino ad un metro in altezza e fino a due centimetri di diametro. Continua a crescere fino a raggiungere un’altezza di circa 30 metri ed il diametro del tronco difficilmente supera il metro.
Il legno di Ailanto (Ailanthus altissima) è leggero, tenero e poco resistente. Il colore, differenziato tra alburno e durame, ricorda il frassino. L’alburno ha una diffusa tonalità color crema mentre il durame, di scarso pregio, va dal giallo pallido al marrone chiaro con qualche striatura olivastra.
Non è particolarmente adatto per scopi strutturali o di carpenteria a causa della sua scarsa resistenza e durevolezza.
Gli usi maggiori del legno di Ailanto, tradizionalmente, sono per scopi minori come: la produzione di imballaggi leggeri, pallet, compensati economici e altri oggetti di bassa qualità.
Anche per questo motivo, ovvero per le sue caratteristiche mediocri, non è stato mai ampiamente apprezzato come legno pregiato.
Può essere difficile da lavorare a causa della sua grana irregolare e per la tendenza a scheggiarsi. Inoltre, può emettere un odore sgradevole durante la lavorazione, il che può rappresentare un ulteriore problema per gli operatori.
Il peso specifico di questa specie di albero è di circa 650 kg/m3.
L’Ailanto (Ailanthus altissima) ha anche un altro nome comune, ovvero “albero del cielo”. Questo nome ha origine dalla traduzione del suo nome cinese, “chouchun”, che letteralmente significa “primavera trionfante”.
Furono i botanici europei ad adottare questo nome, in riferimento all’Ailanto, quando vi si imbatterono per la prima volta. Furono sempre loro ad introdurlo per la prima volta in Europa nel XVIII secolo. Il termine “cielo” potrebbe riflettere l’imponenza dell’albero, la sua rapida crescita e la bellezza delle sue foglie durante l’estate.
La medicina tradizionale cinese ha scoperto numerose qualità di varie parti dell’albero del cielo, sfruttandole per riusciere a curare vari malanni come, febbre, tosse, dolori articolari e disturbi gastrointestinali.
Tuttavia, è importante notare che l’efficacia e la sicurezza di tali utilizzi non sono state ampiamente studiate o confermate dalla medicina moderna.
Una delle caratteristiche principali dell’Ailanto (Ailanthus altissima) è la sua adattabilità a diverse condizioni ambientali. È in grado di crescere in suoli poveri e disturbati e può tollerare una vasta gamma di condizioni climatiche comprese: siccità, calore estremo e inquinamento atmosferico.
Tuttavia, il risvolto della medaglia di questa sua incredibile adattabilità è dato dal fatto che spesso diviene specie invasiva. La sua capacità di crescere rapidamente e di colonizzare aree disturbate può sovrastare la vegetazione nativa, riducendo la biodiversità e alterando gli ecosistemi locali.
A causa del suo impatto negativo sull’ambiente, sono state sviluppate diverse strategie per il controllo dell’Ailanto (Ailanthus altissima) nelle aree in cui è invasiva. Queste strategie possono includere il taglio degli alberi, l’uso di erbicidi specifici o il ripristino dell’habitat nativo per favorire la competitività delle specie autoctone.
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