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IROKO: l’albero che sfida la siccità

IROKO (MILICIA EXCELSA)

Tra gli alberi più imponenti e culturalmente significativi dell’Africa tropicale si distingue l’Iroko, conosciuto scientificamente come Milicia excelsa. Appartenente alla famiglia delle Moraceae, questa specie è spesso chiamata anche Teak africano, Ọjị, Kambala, Moreira, Mvule, Odum o Tule, a seconda delle regioni. La Milicia excelsa è una delle due specie, insieme a Milicia regia, da cui si ricava il pregiato legno di Iroko. Attualmente, la sua sopravvivenza è classificata come “Quasi minacciata” dalla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). La causa è attribuibile alla pressione esercitata dallo sfruttamento intensivo e dalla perdita di habitat.

IROKO (MILICIA EXCELSA)

L’Iroko (Milicia excelsa) cresce naturalmente in un’ampia fascia geografica che si estende dalla Guinea-Bissau a ovest fino al Mozambico a est, abbracciando quasi tutta l’Africa tropicale occidentale, centrale ed orientale. Il suo habitat ideale comprende savane umide, foreste pluviali, foreste fluviali e foreste sempreverdi di bassa quota. Sorprendentemente resistente, questo albero riesce a prosperare anche in condizioni di precipitazioni annuali inferiori a 70 cm, oppure in zone caratterizzate da sei mesi di siccità, purché non manchi una fonte d’acqua sotterranea. Le sue qualità ecologiche lo rendono fondamentale nel mantenimento degli equilibri ambientali, grazie anche alla sua capacità di agire come pozzo di carbonio in determinati ecosistemi.

Milicia excelsa è un albero di dimensioni imponenti. È capace di raggiungere 50 metri di altezza, con un tronco spesso nudo nella parte inferiore e con il primo ramo collocato a circa 20 metri dal suolo. Alla base, sviluppa robuste radici a contrafforte che ne aumentano la stabilità. La corteccia, spessa e poco fessurata, varia dal grigio chiaro al grigio scuro e trasuda un caratteristico lattice lattiginoso se incisa. Le foglie, lunghe tra i 5 e i 10 centimetri, hanno una forma ovata o ellittica e mostrano una rete di venature rettangolari particolarmente evidente sulla pagina inferiore. Un aspetto curioso di questa specie è il suo carattere dioico: esistono alberi maschili, con amenti bianchi pendenti lunghi fino a 20 cm, e alberi femminili, con spighe verdi e stili prominenti. I frutti carnosi e rugosi, che contengono piccoli semi, maturano in circa un mese.

Il legno di Iroko è rinomato per la sua resistenza e durabilità. L’alburno si presenta con una tonalità giallastra, mentre il durame sfoggia un marrone dorato scuro che tende a scurirsi ulteriormente con il tempo. Questo legno duro e denso è naturalmente resistente agli attacchi di termiti e insetti xilofagi. Quest’ultima caratteristica lo rende particolarmente adatto a una vasta gamma di utilizzi: costruzioni, pavimentazioni, mobili, falegnameria, rivestimenti e anche barche. Il peso specifico medio si aggira tra i 660 e i 750 kg/m³. Per la sua qualità, l’Iroko è stato persino utilizzato nei lavori di restauro della celebre nave HMS Victory della Royal Navy.

Lavorare il legno di Iroko (Milicia excelsa) richiede esperienza e strumenti adeguati, a causa della sua durezza. Tuttavia, è particolarmente apprezzato per applicazioni esterne, proprio grazie alla sua resistenza naturale. Cresce rapidamente ed è considerato pronto per il taglio dopo circa cinquant’anni di crescita. Oltre all’uso del legno, l’albero viene piantato per il controllo dell’erosione e per fornire ombra, specialmente lungo le strade urbane.

L’Iroko rappresenta un elemento culturale e simbolico molto importante in Africa occidentale. Le persone lo considerano un albero sacro, legato ai concetti di fertilità e nascita. Diverse comunità lo proteggono attivamente anche quando eliminano la vegetazione circostante. Sotto la sua chioma, le popolazioni svolgono sacrifici rituali e offrono doni. Gli artigiani utilizzano il suo legname per realizzare tamburi e bare cerimoniali. Non meno importante, le popolazioni locali impiegano la Milicia excelsa nella medicina tradizionale: usano la corteccia polverizzata contro la tosse e la stanchezza, sfruttano il lattice come agente antitumorale e ricorrono a foglie e ceneri per scopi terapeutici.

Oggi, la conservazione dell’Iroko rappresenta una sfida. La sua sopravvivenza è minacciata dal sovrasfruttamento e dalla frammentazione degli habitat. Le popolazioni spesso risultano consanguinee, riducendo la variabilità genetica e aumentando il rischio di depressione da consanguineità. Gli studiosi propongono l’agroforestazione come una strategia efficace per preservare questa specie, integrandola nei sistemi agricoli per garantire sia la protezione dell’ambiente sia la continuità della specie. Nonostante ciò, questa pratica non è ancora diffusa in modo sistematico. Senza azioni concrete, il rischio è di vedere questo gigante sacro diventare sempre più raro, privando le future generazioni di un simbolo naturale, culturale ed economico di enorme valore.

Se vuoi conoscere altre specie di albero: visita l’Enciclopedia del Legno di Brini Legnami qui.

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