La Jabuticaba, conosciuta scientificamente come Plinia cauliflora, è una pianta straordinaria appartenente alla famiglia delle Myrtaceae, la stessa del mirto, dell’eucalipto e del guava. Originaria del Brasile sud-orientale, è diffusa soprattutto negli stati di Minas Gerais, Espírito Santo e São Paulo. Il nome “jabuticaba” è condiviso da diverse specie simili del genere Plinia e Myrciaria, e si ritrova anche in Paraguay, Argentina e Bolivia.

La Jabuticaba (Plinia cauliflora) cresce in ambienti subtropicali umidi, ma dimostra una notevole adattabilità anche in condizioni più asciutte se ben irrigata. Predilige suoli leggermente acidi e ben drenati, ma può svilupparsi anche su terreni sabbiosi o alcalini, a patto che vi sia una gestione attenta dell’irrigazione. Sebbene preferisca climi miti, alcune varietà tollerano brevi e leggere gelate. Tuttavia, la fioritura è sensibile alle condizioni ambientali: ha bisogno di una primavera fresca ma senza eccessi di umidità. Questo equilibrio delicato rende difficile la coltivazione commerciale fuori dalle zone di origine.
La Plinia cauliflora è un albero a crescita lenta, che può raggiungere altezze comprese tra i 5 e i 12 metri, sebbene alcuni esemplari possano arrivare fino a 15 metri. La chioma è compatta e il tronco tende a ramificarsi già dalla base. Le piante nate da seme possono impiegare 10–20 anni per produrre frutti, mentre quelle innestate fruttificano dopo circa 5 anni, rendendole più adatte alla coltivazione da parte di appassionati e piccoli produttori.
Le foglie, da giovani, si presentano con una sorprendente colorazione salmone, che vira al verde brillante una volta mature.
I fiori, piccoli e bianchi, sono tra gli aspetti più affascinanti dell’albero perché compaiono direttamente sul tronco e sui rami principali, fenomeno noto come caulifloria.
I frutti, simili a grosse bacche nere o viola scuro, hanno una buccia spessa e astringente che racchiude una polpa dolce e gelatinosa, di colore bianco o rosato, contenente fino a quattro semi. Crescono anch’essi direttamente sul legno, creando uno spettacolo visivo unico.
Il legno della jabuticaba (Plinia cauliflora) è duro, denso e compatto, con alburno più chiaro e durame marrone scuro o rossastro. Le sue fibre sono regolari, con grana fine e uniforme, e la struttura è piuttosto resistente anche all’umidità. È un materiale che si presta bene ad alcuni impieghi artigianali, anche se la sua reperibilità è limitata.
Pur non essendo largamente impiegato in ambito industriale, il legno viene occasionalmente utilizzato per manici di utensili, piccoli oggetti, intagli e strumenti artigianali. La lavorazione può risultare faticosa a causa della durezza, ma offre ottimi risultati estetici se ben rifinito e levigato.
Il peso specifico del legno essiccato si aggira intorno ai 900–1000 kg/m³, rendendolo un materiale molto pesante e resistente.
Oltre all’aspetto botanico, la jabuticaba ha un forte valore culturale e simbolico in Brasile. Il detto popolare “só no Brasil existe jabuticaba” viene usato per definire qualcosa di tanto assurdo quanto tipicamente brasiliano. La pianta è anche raffigurata nello stemma della città di Contagem, nello stato di Minas Gerais. Inoltre, è molto apprezzata come bonsai per via della crescita lenta e dell’aspetto scenografico dei frutti sul tronco.
I frutti, altamente deperibili, iniziano a fermentare entro pochi giorni dalla raccolta, rendendone difficile la commercializzazione su larga scala. Per questo motivo, oltre al consumo fresco, l’industria gli trasforma in marmellate, vini, liquori e succhi. La buccia viene anche utilizzata in medicina popolare per decotti astringenti e antinfiammatori.
La jabuticaba non è considerata a rischio di estinzione, ma la distruzione dell’habitat ne può limitare la diffusione. La sua coltivazione su piccola scala è diffusa e sostenibile, soprattutto in orti familiari. La crescita lenta e le particolari esigenze climatiche limitano la produzione industriale, ma aumentano il valore culturale e ornamentale di questo albero straordinario, che continua a incantare per la sua unicità, sia botanica che simbolica.
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